15 Dic “Le persone con PWS diventano inevitabilmente obese?” La risposta è: no.
Molte persone pensano che la sindrome di Prader-Willi porti inevitabilmente all’obesità, ma questa è una convinzione che oggi non corrisponde più alla realtà. È vero che la condizione comporta una predisposizione significativa all’aumento di peso, dovuta a una combinazione di fattori come l’iperfagia, cioè un appetito incontrollabile, e un metabolismo particolarmente basso. Tuttavia, grazie ai progressi nella gestione clinica e familiare, l’obesità non deve essere considerata un destino inevitabile.
La differenza la fa la supervisione costante e attenta dell’alimentazione, che non può essere lasciata alla gestione autonoma della persona con PWS. Genitori e caregiver hanno un ruolo centrale nel monitorare l’assunzione di cibo e nel creare un ambiente sicuro, dove l’accesso agli alimenti è regolato e controllato. A questo si aggiunge l’importanza di inserire attività fisica nella routine quotidiana, che contribuisce non solo al mantenimento di un peso più sano, ma anche al benessere generale e alla qualità della vita.
Un altro elemento fondamentale è la diagnosi precoce. Identificare la sindrome nei primi anni di vita consente di avviare tempestivamente trattamenti mirati, come la terapia con ormone della crescita, che ha dimostrato di migliorare la composizione corporea, favorire lo sviluppo muscolare e ridurre il rischio di accumulo eccessivo di grasso. Sempre più bambini, grazie a questi interventi, riescono a mantenere un peso equilibrato già dalla giovane età, con benefici che si estendono anche all’età adulta.
In definitiva, parlare di Prader-Willi oggi significa parlare di possibilità e di strategie. Con consapevolezza, supporto adeguato e un piano di gestione chiaro, è possibile ridurre in modo significativo il rischio di obesità e garantire una vita più sana e serena.
L’obesità non è più un destino inevitabile, ma una sfida che può essere affrontata e superata con gli strumenti giusti.