Lavoro % disabilità

Lavoro % disabilità

Quando pensiamo al lavoro, pensiamo ad una serie di concetti che rendono un essere umano realizzato e inserito in un contesto sociale all’interno del quale può muoversi autonomamente, confrontarsi con gli altri, sentirsi libero.

Il lavoro fa bene

Lavorare in effetti comporta moltissime conseguenze legate all’attività continua della nostra mente che viene stimolata dalla produttività, dalla creatività e dalla necessità di soddisfare i nostri bisogni. 
Il lavoro è dunque proficuo e salutare per i soggetti colpiti da PWS in quanto migliora considerevolmente la loro autostima e la loro consapevolezza di essere membri della società.
I programmi lavorativi dedicati ai soggetti PWS devono tendere a valorizzare le potenzialità di ogni individuo, considerando preferibili i:
  • compiti di adattamento che comprendono il controllo degli impulsi e l’adattamento ai cambiamenti
  • compiti funzionali che comprendono la capacità di sviluppare abilità artistiche o meccaniche tramite l’utilizzo di attrezzi.

Una guida leggibile per tutti

 

Per fornire un’informazione adeguata nell’ambito dei diritti delle persone con disabilità nel giugno del 2009, il Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità ha avviato una collaborazione con l’Associazione Crescere – Bologna e l’ Associazione Prader Willi – Calabria per perfezionare uno strumento di orientamento al cittadino, la Guida: “Dai diritti costituzionali ai diritti esigibili“.

Si tratta di una guida utile a orientarsi nella normativa di riferimento che riguarda le malattie rare e le disabilità in generale, rivolta ai malati e ai loro familiari, agli operatori socio-sanitari, ai giuristi, ai lavoratori del settore scolastico e a chiunque abbia a confrontarsi con il complesso universo delle patologie rare.

 

Non è facile

 

Nonostante il fatto che molte persone disabili siano in grado di lavorare, un numero significativo di loro abbandona il lavoro prematuramente per diversi motivi:
  • reale disabilità fisica
  • decisione frettolosa di un datore di lavoro disinformato
  • valutazione non realistica del proprio stato da parte della persona stessa
  • incapacità di adattarsi al nuovo ambiente
Più di 2/3 delle persone PWS perde il lavoro nei primi 15 anni dalla diagnosi, con una maggiore incidenza nei primi 5 anni.

Elenchiamo di seguito alcuni fattori che influenzano positivamente l’attività lavorativa delle persone DISABILI in Italia:

  • Disponibilità del datore di lavoro ad effettuare cambiamenti
  • Collaborazione da parte dei colleghi
  • Sostegno alla famiglia
  • Agevolazioni sul posto di lavoro
  • Applicazione dell’orario flessibile
  • Ottenimento dell’orario part-time
  • Possibilità di accedere a corsi di formazione professionali
  • Abbattimento delle barriere architettoniche
  • Adattamento del luogo di lavoro
  • Possibilità di usufruire di mezzi di trasporto
  • Possibilità di utilizzare ausili

Tutto questo sistema per funzionare davvero bene e far girare gli ingranaggi nel modo giusto, necessita naturalmente di diversi presupposti come, ad esempio, quelli appena citati.

 

 

Integrare un disabile nella rete sociale o, in senso più stretto, in una comunità, equivale ad una vittoria: il lavoro è il primo passo verso questo inserimento che dovrebbe avvenire in modo silenzioso e quasi scontato.

Una comunità giusta abbraccia tutte le situazioni alternative trattandole come normo-situazioni: non si fanno notare, non ostacolo alcun meccanismo, ma ne sono anzi parte integrante.

Una comunità inclusiva lavora per appianare le increspature che sorgono.

Una comunità vera considera le difficoltà e le affronta.

Una comunità parla.

Se hai voglia di confrontarti con noi su questa tematica ti invitiamo a contattarci tramite mail.

Ne saremo felici.